L'ocio o il locio? Grammatica normativa e grammatica storica a confronto

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lukiskywalker88
view post Posted on 21/3/2010, 20:32




L'OCIO O IL LOCIO? GRAMMATICA NORMATIVA E GRAMMATICA STORICA A CONFRONTO
di Marco Luchi




Scrivendo sul celeberrimo motore di ricerca Google Sagra dell'ocio, ho trovato ben 497.000 siti contenenti quella frase in 0,18 secondi. Ciò non stupisce: l'ocio (toscanismo, diffuso nel senese e nell'aretino, indicante una grossa anatra da cortile) è, specie arrosto, una pietanza molto apprezzata. Sono sicuro però che pochi si sono messi a controllare in un comune vocabolario l'origine della parola e – sono certo anche di questo – chi l'ha fatto non ha trovato alcuna voce corrispondente. Del resto il termine più corretto che indichi quest'animale, sebbene di un altro dialettismo si tratta, è locio. Sembrerebbe dunque necessario prendere un pennarellone è correggere tutti quei manifesti e quelle locandine in cui è scritto Sagra dell'ocio in Sagra del locio. Ma siamo sicuri della gravità dell'errore?
Orbene, ocio deriva dalla forma non attestata del latino volgare *AUCIU(M), che è anche alla base del fr. oison [2]. Dato il modo in cui vengono trattate le vocale nel passaggio dal latino volgare all'italiano, l'esito finale è òcio. In séguito, per un processo comune nell'italiano parlato, l'articolo determinativo (l'ocio) è finito con l'agglutinarsi – ovvero con l'«incollarsi» – alla parola, producendo il termine locio. Questo fenomeno di fusione tra l'articolo e il nome a cui si riferisce prende il nome di concrezione dell'articolo; un altro esempio di discrezione l'abbiamo con la parola lastrico, originaria dal latino medioevale – detto anche mediolatino – ASTRĂCU(M) [3].
A questo punto possiamo chiederci: aretini e senesi hanno sempre detto ocio? Oppure anche loro inizialmente dicevano locio e poi, percependo quella \l\ iniziale come l'articolo, l'hanno isolata? Del resto quest'ultimo fenomeno, detto di discrezione (dal lat. discerno, “separare”) dell'articolo, è risaputo nel caso di altre parole; anzi, è abbastanza diffuso da essere spesso usato impropriamente: cf. ŎBSCŪRŬ(M) > oscuro > (l)o scuro > scuro [4]. Forse qualcuno in linea sa districare il bandolo della matassa, in quel caso spero ci risponda.
Dopo questa digressione torniamo al tema di questo post. In conclusione la grammatica normativa, quello della maestrina dalla penna rossa, dà ragione a chi dice locio; la grammatica storica (o glottologia) da ragione agli aretini e ai senesi che, nell'etimologico rispetto della base latina *AUCIU(M), continuano a dire e a scrivere ocio [5].

  1. Io personalmente ho controllato sul DEVOTO-OLI;

  2. www.etimo.it/?term=locio domenica 21 marzo 2010, ore 19:04;

  3. G. PATOTA, Nuovi lineamenti di grammatica storica dell'italiano, il Mulino, Bologna 2009, p. 104;

  4. Ibid. p102-103;

  5. www.etimo.it/?term=ocio domenica 21 marzo 2010, 19:44


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Edited by lukiskywalker88 - 21/3/2010, 21:07
 
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elydoc85
view post Posted on 21/3/2010, 21:10




Un urrà per gli aretini allora!!
 
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lukiskywalker88
view post Posted on 26/3/2010, 18:42




DI NUOVO SULLA PAROLA OCIO


di Marco Luchi



Chi volesse continuare a seguire la mia avventura alla scoperta dell'allotropo ocio/locio, sappia che oggi ho cercato le due voci sul monumentale GRANDE DIZIONARIO DELLA LINGUA ITALIANA di Salvatore Battaglia. Con mia somma sorpresa non ho trovato riportata la voce locio, in compenso però ho trovato la voce ocio e alcune sue attestazioni nella nostra letteratura. Francesco Redi (Arezzo 1626/Pisa 1627) [1], medico scienziato e poeta alla corte medicea, la utilizza, anche se - mea culpa - non sono stato in grado di rintracciare.

Attestata è pure la forma accrescitiva ociòne nel poema epico-popolaresco di Luigi Pulci (Firenze 1432/Padova 1484), intitolato il Morgante:

Quivi superbo si mostra il pagone
e grida come gli occhi in terra abbassa,
garzetto e l'anitrella e 'l grande ocione [2].



Nel Battaglia questa parola è illustrata come «voce aretina, rifatta sul pl.oci (per ochi) di oco, cfr. Rohlfs, 374». Comunque se qualcuno di voi sa di luoghi fuori dell'aretino in cui si dica ocione, è - come sempre - calorosamente invitato a scriverci.

Vi sono poi due modi di dire, tuttora vitali nel linguaggio colloquiale, che hanno per protagonista la paroa ocio: il primo è «ocio barellone», usata per indicare qualcuno dalla camminata ciondolante, e l'altra è «ocio matto», espressione indicante un'individuo in preda alla frenesia [3].

  1. www.francescoredi.it/

  2. http://it.wikisource.org/wiki/Morgante

  3. www.portacrucifera.it/index.php?Ite...ntent&task=view


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lukiskywalker88
view post Posted on 11/4/2010, 14:38




Mi sono accorto che devo operare un erratum corrige a questo post: ho detto che nell'aretino, come a Siena, si dice ocio e nonlocio e commesso un'erronea generalizzazione. Arezzo comprende anche parte del Valdarno, dove invece l'allotropo utilizzato è locio - che si tratti di un'influenza del fiorentino? Comunque sarebbe divertente porter tracciare delle isoglosse che segnino su una mappa di Arezzo e provincie dove si dice in un modo e dove nell'altro. Per far ciò non mancate di segnalrci come si dice dalle vostre parti e forse - quella che per ora è un'idea campata in aria - potrà realizzarsi. Che altro dire? Se ne avete voglia non fatevi scrupoli a partecipare a questo abbozzo di progetto!
 
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view post Posted on 4/1/2017, 11:19
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Aggiungo sommessamente che a Siena, a quanto mi risulta da non senese, ma da semplice appassionato di Palio, si dice "locio"
 
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