DI NUOVO SULLA PAROLA OCIO
di Marco Luchi
Chi volesse continuare a seguire la mia avventura alla scoperta dell'allotropo
ocio/locio, sappia che oggi ho cercato le due voci sul monumentale
GRANDE DIZIONARIO DELLA LINGUA ITALIANA di
Salvatore Battaglia. Con mia somma sorpresa non ho trovato riportata la voce
locio, in compenso però ho trovato la voce
ocio e alcune sue attestazioni nella nostra letteratura. Francesco Redi (Arezzo 1626/Pisa 1627) [1], medico scienziato e poeta alla corte medicea, la utilizza, anche se - mea culpa - non sono stato in grado di rintracciare.
Attestata è pure la forma accrescitiva
ociòne nel poema epico-popolaresco di Luigi Pulci (Firenze 1432/Padova 1484), intitolato il
Morgante:
Quivi superbo si mostra il pagone
e grida come gli occhi in terra abbassa,
garzetto e l'anitrella e 'l grande ocione [2].
Nel Battaglia questa parola è illustrata come «voce aretina, rifatta sul pl.
oci (per
ochi) di
oco, cfr. Rohlfs, 374». Comunque se qualcuno di voi sa di luoghi fuori dell'aretino in cui si dica
ocione, è - come sempre - calorosamente invitato a scriverci.
Vi sono poi due modi di dire, tuttora vitali nel linguaggio colloquiale, che hanno per protagonista la paroa ocio: il primo è «ocio barellone», usata per indicare qualcuno dalla camminata ciondolante, e l'altra è «ocio matto», espressione indicante un'individuo in preda alla frenesia [3].
- www.francescoredi.it/
- http://it.wikisource.org/wiki/Morgante
- www.portacrucifera.it/index.php?Ite...ntent&task=view
Di nuovo sulla parola ocio by
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